PANTELLERIA. La perla nera del Mediterraneo
Sospesa tra l’Italia e l’Africa (120 km dalla Sicilia, 70 km dalla Tunisia), con oltre 50 chilometri di costa ma senza spiagge. Pantelleria è tutta un gioco di colori scuri e contrasti (proprio per la sua origine vulcanica), acque blu cobalto e paesaggi di roccia. Lo scrittore Giosuè Calaciura la definisce: «Drammatica e soave, inquietante e dolcissima, nera di lava e d’ossidiana, verde di uva di Zibibbo, di capperi e ulivi, azzurra di lago, indaco di mare, Pantelleria è un confine non solo geografico, è una frontiera che accoglie, è un luogo che ci ricorda quanto sia fragile e al tempo stesso eccezionale la condizione umana».
Isola dove tutto è naturale e tutto è artificiale, ovunque tracciata da chilometri di muretti a secco in pietra lavica e da terrazze di piccole dimensioni dove viene coltivata la vigna ad alberello molto basso, in un contesto di viticoltura che richiede un impiego molto elevato di manodopera ed è stata inserita dall’Unesco tra i beni patrimonio dell’umanità. L’autunno è perfetto per visitarla durante la vendemmia dello Zibibbo.
La seconda coltura più importante dopo la vite è costituita dal cappero Igp, ma va segnalata anche un’altra produzione di nicchia molto prestigiosa, quella dell’origano. Ingredienti che costituiscono la base dell’insalata pantesca insieme a patate, olive, pomodoro e cipolle, un piatto semplice e gustoso da gustare insieme al pesto dantesco, e a una granita di gelso, guardando da lontano la Tunisia seduti al tavolo di un ristorantino, in un tranquillo villaggio di pescatori.